sabato 30 maggio 2009

SIRENSONG


Bozzetto di un'illustrazione ad acrilico che spero di riuscire a finire...
Ho una vera ossessione per le sirene e per ciò che rappresentano: un giorno scriverò un saggio sulla mia Filosofia della Sirena.
Troppo influenzata da Klimt e da Tim Buckley, sono arrivata a immaginarle come emblema dell'illusione: qualcosa che da lontano appare meravigliosamente bello e desiderabile, e che da vicino si rivela pericoloso, letale. Qualcosa per cui getti via la tua vita, un richiamo irresistibile che ti spinge ad avventurarti su oceani deserti, oltre i confini del mondo...
Ecco la mia triade di canzoni sulle sirene:
1- Song to a siren, di Tim Buckley: al di là di ogni definizione
"Alla deriva su oceani solitari
facevo del mio meglio per sorridere
fino a che le tue dita e i tuoi occhi ridenti
non mi attirarono dolcemente verso la tua isola
e tu cantavi: fai vela verso di me, fai vela verso di me
lascia che ti abbracci..."
2- Sirensong, dei Cure
"Dimmi che mi ami e pregami di restare
dimmi che mi ami, prima che sia troppo tardi
dammi la tua vita, o dovrò volare via
e tu non sentirai mai più questa canzone..."
Un disco non indimenticabile, ma queste poche parole continuano a ronzarmi in testa, tanto che ne ho già tratto una storiella di 3 pagine (tope permettendo, spero di postarla presto su questo blog).
3- Siren song, di Bat for Lashes
"Il mio nome è Pearl
e ti amerò nel modo migliore che conosco
i miei riccioli biondi che tagliano il tuo cuore
e le stelle esploderanno di luce
non manca molto al momento in cui sarai mio
non manca molto al momento in cui te ne andrai
non manca molto al momento in cui vedrò la tua faccia
non manca molto al momento in cui cancellerò il tuo dolore
e il mio cuore spezzato apparterrà al tuo corpo
perchè sono malvagia, malvagia..."
Parole di una femme fatale " quando la sirena chiama, divento cattiva, cattiva..."
Tutto ciò per spiegare la trasformazione del bozzetto iniziale, tanto carino e colorato, in questa macabra scenetta. Che ci piace molto di più, ammettiamolo!

mercoledì 20 maggio 2009

ZERO IN EROTISMO


Oggi il venerabile maestro Rotundo ha tenuto una lezione sull'illustrazione erotica, che aveva dunque come fine la produzione di una delle medesime...

A me non andava di giocarmi la solita donnina ignuda, perciò ho tentato la strada del fetish, in cui l'abbigliamento gioca un ruolo fondamentale. Probabilmente ho esagerato con l'abbigliamento, perchè l'erotismo non l'ha colto nessuno. Mha.

Eppure la donna-gatto e l'uomo-topo mi sembravano una coppia niente male!

E la faccia pesta di lui dovrebbe far intendere che lei non va sottovalutata............


domenica 10 maggio 2009

BANDO ALLE CIANCE







Un paio di disegnini per farmi perdonare del post totalmente verbale di ieri...



Un personaggio del fumetto a cui sto lavorando ora e un personaggio mio scarabocchiato in treno, tra uno sbadiglio e l'altro. Enjoy!



sabato 9 maggio 2009

Cosa si scrive quandi si sta svegli da un giorno e mezzo (e si fa l'errore di riascoltare i Cure)

"nulla di ció che io sono,
nulla di ció che io sogno,
niente di tutto ció é nuovo.
nulla di ció che io penso,
in cui credo o che dico
nulla di tutto ció é vero
una volta era cosí facile
non ci dovevo neppure provare
sí una volta era cosí facile..."

Last day of summer, Bloodflowers (ovvero la miglior colonna sonora per conciliare la vostra poetica malinconia da eterni maudites...detto così, il magone pare quasi figo, eh?)

Mha. Saranno le circa 40 ore di veglia. Sarà che sarò io. Che ne so, che diavolo sarà...però questo disco suona terribilmente adeguato al mio umore...nè allegro nè triste, ma fluttuante, pensoso...
Volevo postare almeno un disegno ispirato a tutto ciò, ma l'immagine che rappresenta meglio il tutto è una bella pagina bianca.

Ma vabbè.

Parliamo di Bloodflowers. L'ho riscoperto oggi, dopo un breve periodo di Cure-astinenza (ok, diciamo che non volevo fare la fatica di andare a ripescarlo dal porcile che ancora giace nella mia ex camera).
Questo è un disco ateo e nichilista a livelli massimi, per questo l'ho sempre amato e temuto allo stesso tempo. E' un disco senza risposte: etereo, fatto di impressioni, di riflessioni, di paure e di sentimenti colti al momento come istantanee. E' probabilmente l'opera più intima e accessibile di Robert Smith, una porta su un mondo sospeso nella luce dell'ultimo giorno d'estate. Credo che si possa definire come il disco di chi ha vissuto (e cantato) ormai con intensità pazzesca l'amore, la passione, la paura, la rabbia, la tristezza, e per un istante guarda al di là di tutto questo. Al di là della prepotenza dei sentimenti.
Guarda al di là ed è costretto a fronteggiare il proprio riflesso.
Non c'è un paradiso. Non c'è un senso. Non c'è un "per sempre". C'è solo la poesia struggente del contrasto tra la bellezza e il tempo che passa. Tra l'amore che ci avvicina al sublime e la consapevolezza che tutti i fiori dovranno appassire, e che verrà il momento di scivolare via.

Non appassiranno mai,
non moriranno mai
tu mi doni fiori d'amore
Appassiscono sempre,
muoiono sempre,
io lascio cadere fiori di sangue.

Sarà che sto sveglia da circa il doppio del tempo massimo raccomandato per evitare malfunzionamenti cerebrali. Sarà che non riesco a smettere di pensare troppo. Sarà quello che vi pare, ma questo disco è qualcosa di terribilmente bello e profondo. Qualcosa di veramente elevato. Il manifesto della condizione umana, oserei dire. O perlomeno di quella dannata parte che non si accontenta di risposte facili e di testi sacri.